L’agricoltura sostenibile di Fukuoka: 5 buone pratiche per il tuo orto
“Più la gente fa, più la società si sviluppa, più aumentano i problemi. La crescente devastazione della natura, l’esaurimento delle risorse, l’ansia dello spirito umano, tutte queste cose sono state provocate e diffuse dal tentativo dell’umanità di realizzare qualcosa. In origine non c’era nessuna ragione per progredire e non c’era nulla che dovesse essere fatto. Siamo arrivati al punto in cui non abbiamo altra via che portare avanti un movimento che non porti avanti niente.“
Masanobu Fukuoka è uno dei pilastri dell’agricoltura sostenibile.
Il suo operato e le sue ricerche hanno permesso di rendere coltivabili anche zone aride e difficili da raggiungere attraverso un processo naturale di economia circolare e sostenibilità.
In un’epoca in cui le tecniche agricole erano basate sulle intransigenti regole convenzionali, Fukuoka è stato in grado di riportare l’attenzione sul naturale flusso delle cose.
Hai mai testato i metodi di Fukuoka per la coltivazione del tuo orto?
Voglio portare alla tua attenzione 5 tecniche da sperimentare per risparmiare tempo, acqua e lavoro sulla tua produzione domestica di cibo sano.
Le 5 regole d’oro dell’orto di Fukuoka
Prima di addentrarci nelle metodologie agricole è necessaria una breve precisazione filosofica che ti aiuterà a entrare nell’ottica della coltivazione naturale.
La regola 0 è: “non fare”
Quella di Fukuoka è definita agricoltura del Mu o del non fare.
Mu, nel buddhismo Zen è l’insieme del tutto e del nulla. Una condizione dinamica che prevede ogni possibilità. La traduzione letterale è “senza” o “nessuno”.
Il Mu è stato una delle fonti di ispirazione delle maggiori arti e discipline giapponesi che conosciamo e pratichiamo ancora oggi, tra cui l’ikebana (arte della composizione floreale) e, appunto, l'agricoltura del “non fare” di Fukuoka. In effetti, tra agricoltura del non fare e filosofia Zen c’è una stretta correlazione.
“L’obiettivo dell’agricoltura non è quello di far crescere i raccolti, ma è la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani”.
Coltivare è come meditare e riconnettere l’uomo con la natura.
Non arare
Quella dell’aratura è senz’altro la regola dell’agricoltura naturale che è stata più dibattuta.
Fukuoka non lavorava il terreno, non arava. In effetti, l’aratura comporta un’alterazione notevole della fauna edafica, ovvero, di tutti i microorganismi che vivono nel suolo.
Alcuni di essi sono aerobi e per vivere hanno bisogno di ossigeno. Molti sono anaerobi e vivono diversi cm sotto la superficie del terreno. Ribaltare una zolla equivale a sconvolgere l’armonia dell'ecosistema sotterraneo.
Questi stessi piccoli animali, con il loro laborioso operato, sono in grado di garantire al terreno di restare areato, sano e nutrito.
A incrementare l’attività di insetti, lombrichi e altri organismi c’è la rotazione delle colture.
Variare di frequente la specie vegetale su una stessa area agricola, rende la terra più prolifica. Il movimento delle radici contribuisce a smuovere il terreno.
Per evitare la formazione della crosta superficiale, Fukuoka usava la pacciamatura di paglia, derivante dallo sfalcio dei suoi cereali, a protezione del terreno da intemperie, parassiti e caldo torrido.
Nessuna concimazione
Fukuoka usava il trifoglio per rendere il terriccio più fertile e soffice. Le radici del trifoglio ospitano piccoli organismi in grado di provvedere a fissare l’azoto.
Le deiezioni dei polli che coltivava contribuivano a nutrire il terreno.
In più, l’attività dei lombrichi nel sottosuolo garantiva al substrato un’abbondante quantità di hummus.
I risultati di Fukuoka erano pari o superiori a quelli dei coltivatori vicini, che usavano tecniche tradizionali e concimi chimici.
Bombe di semi
Le seedballs o bombe di semi di Fukuoka sono ancora oggi utili allo sviluppo agricolo delle zone meno prolifiche e/o difficili da raggiungere.
Fukuoka utilizzava dell’argilla per proteggere le sementi. Ne faceva delle piccole polpette, lasciava essiccare e seminava semplicemente lanciando le palline di semi sul terreno (semina a spaglio).
L’argilla trattiene l’acqua. Ne basta qualche goccia per far nascere una piantina.
La particolare accoglienza di un terreno nutrito e vigoroso, permetteva ai semi di radicare e attecchire in autonomia.
Questa tecnica è coerente con la regola del non arare e permette di non sprecare acqua ed energie.
Nessun diserbo, nessuna potatura
Le infestanti vengono tenute sotto controllo attraverso la pacciamatura.
Nell’agricoltura sostenibile di Fukuoka le cosiddette “erbacce” hanno un ruolo importante nel mantenimento della salute del terreno.
Devono essere, appunto, sorvegliate e non debellate.
Il trifoglio bianco, necessario per l’azoto fissazione, usato per coprire il terreno, entra in competizione con altre erbe infestanti, tenendone a bada la diffusione.
La potatura, secondo Fukuoka, è un circolo vizioso.
Una sola potatura è sufficiente per innescare un meccanismo per il quale ne sono necessarie altre.
La sua posizione è chiara: "L'arte della potatura degli alberi da frutto è la pratica più avanzata nella frutticoltura e si dice che evidenzi la differenza fra un buon coltivatore e uno incapace".
Quello che Fukuoka evidenzia nei suoi scritti è la compromissione della naturale forma degli alberi da frutto, per mano dell’uomo.
Sostiene che la natura sia in grado di provvedere da sola a garantire copiosi raccolti, una volta recuperata la forma naturale di un albero.
Al contempo, è necessario che la forma della pianta non sia irrecuperabile, o meglio, troppo compromessa dalle potature precedenti.
Un albero da frutto che non viene potato è più stabile, perché simmetrico rispetto all’apparato radicale.
Nessun agente chimico
Per essere sostenibili in agricoltura bisogna fare a meno di tutti i componenti chimici che intossicano le nostre colture e compromettono la salubrità dei raccolti.
Fukuoka, prima di sviluppare i metodi per cui è passato alla storia, era microbiologo e scienziato del suolo presso un laboratorio di ricerca.
In particolare, aveva a che fare con le patologie delle piante e con le loro cure.
In sostanza, Fukuoka aveva tutte le competenze tecniche necessarie per fare le sue scelte.
Per combattere gli attacchi di parassiti Fukuoka introduce predatori naturali che, semplicemente, si nutrono degli ospiti indesiderati.
Non parliamo solo di insetti, ma anche di carpe insettivore e anatre, queste ultime usate come lumachicida naturale.
Grazie alla lotta biologica, il carico di lavoro di Fukuoka era notevolmente ridotto rispetto alle tecniche di coltivazione “classiche”.
Economia circolare e sostenibilità ambientale nel tuo orto
I cereali falciati vengono usati per la pacciamatura, che serve per tenere a bada le infestazioni animali e vegetali, tenere il suolo umido più a lungo e proteggere da gelate e caldo.
Il ciclo alimentare della fauna contribuisce a ridurre il rischio di patologie vegetali e, al contempo, fertilizza.
L’acqua non viene sprecata. Ne basta poca affinché si idrati un terreno pacciamato. La paglia, lasciata sul suolo, permette anche ai terreni più aridi di essere rigogliosi.
Non tutti i frutti e gli ortaggi devono essere raccolti.
È bene far cadere dei semi e permettergli di svilupparsi naturalmente.
Il metodo di coltivazione di Fukuoka è un puro esempio di economia circolare, sorretto da un ecosistema sviluppato in un ambiente sano.
Orto in balcone e vasi plastic free
Le regole di Fukuoka possono senz’altro essere applicate anche alla coltivazione in vaso.
Il progetto sostenibile La Terra Cruda è proprio ispirato al maestro Fukuoka.
La paglia, presente nella struttura dei vasi per piante La Terra Cruda, serve a non sprecare acqua.
Per garantire lo sviluppo di un microcosmo in vaso, completo di piccoli organismi e forme di vita diverse dalla pianta coltivata, è bene che il terriccio abbia una discreta umidità costante e un’ottima traspirazione.
La miscela La Terra Cruda, con cui sono composti i vasi naturali garantisce un eccellente scambio di particelle d’acqua tra l’interno e l’esterno.
Una necessaria caratteristica dei vasi per orti è che siano plastic free.
La plastica sta avvelenando piante e animali attraverso frammenti minuscoli dovuti alla sua degradazione: le microplastiche.
Inevitabile l’arrivo delle microplastiche nei nostri piatti. Uno studio recente ha dimostrato che in media, ogni settimana, ingeriamo l’equivalente di una carta di credito.
Di microplastiche e danni ambientali ne abbiamo parlato anche in questo articolo blog.
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Fonti: Informatore Agrario - Fukuoka ideò l'agricoltura del non fare